Alessandro Dodaro: ‘Incerta la presenza di uranio, danni limitati’. ‘Se ci fosse stato un ordigno nucleare, comunque, la possibilità di un’esplosione sarebbe stata molto remota’.
Nessuna esplosione nucleare in Iran o diffusione di materiale radioattivo nell’atmosfera come nel caso di Chernobyl.
Il bombardamento dei siti nucleari non ha provocato alcuna deflagrazione di ordigni, con la conseguente contaminazione che sarebbe stata certamente rilevata. A spiegarlo è Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento Nucleare, già Dipartimento Fusione Nucleare e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’Enea.
Per l’esperto “nessun paragone può essere quindi fatto con l’esplosione della centrale di Chernobyl, dove prodotti come cesio o iodio avevano contaminato l’atmosfera”. Se ci fosse stato un ordigno nucleare nei centri colpiti, comunque, la possibilità di un’esplosione sarebbe stata molto remota. “Un ordigno nucleare, del resto, è bene chiarire, non è solo un po’ di materiale radioattivo arricchito – precisa Dodaro -, deve essere strutturato in una progressione geometrica e collegato ad un innesco”. Una dinamica quindi per nulla scontata. “Noi sappiamo che non c’è stata nessuna esplosione nucleare”, conferma, ribadendo le informazioni che arrivano anche dall’agenzia dell’Onu. Se l’uranio arricchito fosse rimasto nei siti colpiti, ipotesi che sembra indebolirsi alla luce di alcune immagini satellitari, l’esplosione causata dai bombardamenti potrebbe averne però fatto uscire alcune quantità. Essendo questo un metallo pesante, aggiunge comunque Dodaro, “si sarebbe diffuso solo pochi metri attorno al centro colpito”. Nel caso di fuoriuscita di questa sostanza, ci sarebbero state però alcune conseguenze ambientali.
“L’uranio è radioattivo, pericoloso anche dal punto di vista chimico, e quell’area in quel caso dovrebbe essere eventualmente decontaminata. Tuttavia il pericolo è proporzionale alle quantità uscite ed essendo delle strutture sotterranee si può ipotizzare che siano contenute”, conclude Dodaro.