UNA MODERNA DECILNAZIONE DELLA TALASSOCRAZIA

Dalla scoperta europea del continente americano il centro del potere mondiale si spostò dal controllo del Mediterraneo a quello degli oceani, prima quello Atlantico e poi quello Pacifico. Se prima quel potere appartenette alla Spagna, fu poi, specialmente dopo la vittoria nella Guerra dei Sette Anni, appannaggio della Corona inglese per secoli, finché non venne trasferito alla fine della Seconda Guerra Mondiale, causa impossibilità di mantenerlo, agli Stati Uniti d’America. La potenza marittima degli USA si sviluppa dalla fine dell’800 su iniziativa dell’arrola vicesegretario alla Marina Theodore Roosevelt che, influenzato dalle teorie di Alfred Thayer Mahan sulla marina militare, portò la US NAVY da avere 0 corazzate nel 1890 ad averne 25 nel 1905, potendo infine far rispettare agli europei la dottrina Monroe. Così poté scoraggiare azioni britanniche o tedesche nel continente, oltre alla definitiva cacciata della Spagna da Cuba, Guam e Puerto Rico con la guerra ispano-americana del 1898, con la quale arrivò anche il controllo delle Filippine dall’altra sponda del Pacifico. L’opera di consolidamento della potenza marittima statunitense si completò nel 1914 con la fine dei lavori per il Canale di Panama, che permetteva il rapido collegamento delle due flotte oceaniche, un’esigenza resa ancora più urgente dopo l’esperienza della guerra russo-giapponese, dove la flotta pacifica russa venne annientata e i rinforzi dal Baltico e dal Mar Nero resi impossibili dalla distanza. L’occasione di dimostrare la forza della propria marina militare avvenne dopo l’attacco di Pearl Harbor, quando, con la propria forza nel Pacifico resa inerme dall’azione giapponese, in pochi mesi gli USA non solo riuscirono a rimetterla in piedi, ma anche a renderla rapidamente soverchiante rispetto alle forze nipponiche, riconquistando velocemente il controllo del Pacifico e riaffermando la propria superiorità sulle acque.  

La premessa storica serve a evidenziare un dato fondamentale della politica internazionale attuale, ovvero che nel tempo e nei fatti gli USA siano riusciti a diventare una talassocrazia, unica potenza a poter mantenere flotte consistenti nei mari globali, con la Russia che nella guerra in Ucraina ha perso l’efficacia della propria, fondamentale, flotta del Mar Nero, e la Cina che attualmente è concentrata nella propria assunzione di controllo nel Mar Cinese Meridionale. Proprio questo settore viene visto, negli ultimi anni, come uno dei più rischiosi per quanto riguarda possibili scontri tra USA e Cina, data la contemporanea presenza delle due forze armate, in particolare delle due marine, e le sempre più frequenti richieste di assicurazioni dei paesi dell’area verso gli USA, che hanno negli anni intensificato anche i rapporti con Australia e Giappone. La stessa flotta statunitense è nell’area garanzia per la sicurezza della Corea del Sud, con l’U.S. Naval Forces Korea che dal 1957 coordina le forze nell’area insieme a quelle coreane. Si riscontra come, a differenza dell’ambito europeo, più legato alle forze aeree, in quest’area del mondo gli alleati degli USA si siano sempre appoggiati alla potenza navale di questi e sempre più lo faranno, data anche l’ormai ripetutamente dichiarata intenzione dei governi statunitensi, a partire da Obama, di rendere tale zona il fulcro della propria azione politica internazionale. 

Se, come precedentemente detto, tendenzialmente gli alleati europei hanno più guardato all’U.S. Air Force e alle forze missilistiche che alla marina, ciò non si può dire per la situazione attuale. Sicuramente non sfugge agli interessati lo sforzo della marina statunitense nei confronti della minaccia Houthi ai commerci nel Mar Rosso e nel canale di Suez. Tale sforzo può venir visto da chi sa che i commerci USA nell’area sono una piccola percentuale, soprattutto se rapportati a quelli europei, come inspiegabile. Ebbene, questa è una visione condivisa anche dalla stessa amministrazione Trump: sono stati infatti resi pubblici, per errore, le chat del coordinamento di un’azione statunitense contro forze Houthi, nelle quali lo stesso vicepresidente, JD Vance, ritiene sia un errore aiutare gli europei, in quanto sono loro a godere dei maggiori vantaggi, senza metterci risorse. A Vance rispondono Michael Waltz, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Pete Hegseth, Segretario alla Difesa, che ribadiscono quello che vuole essere il punto di questo articolo: gli USA sono, al momento, l’unica potenza navale a poter garantire efficacemente la sicurezza della navigazione, specialmente in confronto a un costante miglioramento e convenienza degli armamenti utilizzati dagli Houthi, gli europei non potrebbero farcela. Proprio questa indiscussa forza della marina rappresenta quello che è l’asset migliore per gli USA in un momento di rimodellamento dei rapporti internazionali con gli alleati storici, e in cui la richiesta di investimenti nella difesa è tornato a essere un argomento fondamentale.