Giubileo 2025, tra rischio terrorismo e gestione sanitaria

L’anno del Giubileo è ormai iniziato, pur accompagnato dai timori della vigilia, sia dal punto di vista della sicurezza e dell’ordine pubblico, sia per gli aspetti sanitari. Dopo l’Apertura della Porta Santa della Basilica Papale di San Pietro da parte del Santo Padre, fin da fine dicembre sono aumentati i pellegrini a Roma. E con essi il rischio di nuove pandemie. D’altro canto gli esperti avevano messo in guardia: un team di epidemiologi e scienziati italiani, tra i quali Massimo Ciccozzi e Francesco Branda dell’Università Campus Bio-Medico, insieme a Fabio Scarpa dell’Università di Sassari, avevano inviato una lettera alla rivista Lancet, spiegando: “Le lezioni degli ultimi anni non devono essere dimenticate”. Secondo i sanitari era imperativo colmare le lacune nella conoscenza, promuovere la collaborazione e dare la priorità alla prevenzione”. Per questo i ricercatori avevano indicato un piano “in 7 pilastri”. “Un rialzo dei contagi, sia di Covid che di influenza, era immaginabile, soprattutto nei primi mesi dell’anno, quando normalmente si assiste al picco di queste malattie. Ma i rischi provengono da tutte le patologie di tipo respiratorio”, sottolinea Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Biomedico di Roma.


“In generale occorre continuare a prestare attenzione a tutte queste malattie, compreso il morbillo, ma naturalmente ricordando il Covid, l’influenza, il virus respiratorio sinciziale. Non si escludono, però, neppure le patologie da contatto come l’HIV o la M-pox, o quelle di tipo batterico come la
tubercolosi. Le uniche che possiamo escludere sono quelle trasmesse da vettori come le zanzare”, spiega ancora Ciccozzi. Il motivo della preoccupazione deriva dalla movimentazione di popolazione: “Non dimentichiamo che parliamo di oltre 30milioni di persone attese. La storia ce lo insegna con l’epidemia di Mers del 2012 in concomitanza con il grande pellegrinaggio di Hajj (La Mecca-Arabia Saudita). Si tratta, infatti, di malattie legate allo spostamento di massa delle persone e dalla condivisione di spazi ristretti, come dormitori e trasporto pubblico”, sottolinea l’epidemiologo.

Come gruppo di ricerca era anche stato sviluppato un piano specifico, chiamato ‘Jubilee 2024 Pandemic Preparedness and Response Plan’, basato sui principi di sorveglianza, innovazione e resilienza. Sette sono i pilastri indicati, pensando soprattutto “al maggior affollamento ai pronto
soccorso degli ospedali, per evitare che possano andare in tilt”: 1) Sorveglianza epidemiologica, quindi monitoraggio continuo della diffusione delle malattie infettive, integrando la raccolta e l’analisi dei dati con quelli genetici sequenziamento per individuare le tendenze emergenti; 2) Studi
avanzati sulle origini, la patogenesi e la trasmissione delle malattie, utilizzando l’intelligenza artificiale (Ia) e la genomica con strumenti per sviluppare modelli predittivi e ottimizzare gli interventi; 3) Rafforzare la formazione e le capacità degli operatori sanitari e le comunità attraverso workshop, seminari e campagne di sanità pubblica; 4) Collaborazione e networking, ovvero
rafforzare i collegamenti con i paesi e le organizzazioni sanitarie internazionali per promuovere lo scambio di conoscenze e risposte coordinate; 5) Prevenzione e controllo, implementare le misure basate sull’evidenza, dai programmi di vaccinazione all’educazione sanitaria, adattata a specifici
profili di malattia; 6) Risposta alle emergenze, trovare in temi rapidi le risorse per i piani di emergenza predefiniti; 7) Affrontare l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale (One Health), per combattere efficacemente le zoonosi”.

Ma se ai fedeli è consigliato di continuare a indossare le mascherine, “unico presidio sempre efficace contro le malattie respiratorie”, sul fronte del contrasto a possibili azioni terroristiche lo scenario è necessariamente differente: “I rischi di questo Giubileo sono molto diversi rispetto al
passato. Rispetto all’ultimo oggi c’è un’Europa che nel frattempo è stata sconvolta dal fondamentalismo islamico: era il 2000, prima dell’11 settembre. Nel frattempo il mondo è cambiato, le dinamiche sono differenti sia a livello geopolitico che tecnologico”, spiega Mario Caligiuri, Direttore Master in Intelligence Università della Calabria.


“L’ultimo giubileo risale a 25 anni, poi ci sono stati appunti gli attentati in America, nel 2007 l’avvento degli smartphone, ancor più di recente l’arrivo dell’intelligenza artificiale e di ChatGPT. Oggi viviamo in un altro mondo”, aggiunge l’esperto. Se a dicembre aveva fatto discutere il divieto
delle KeyBox per gli affitti brevi, per il rischio connesso a un uso improprio da parte di possibili terroristi (che avrebbero eluso facilmente i controlli di identità), per Caligiuri neppure oggi esiste la sicurezza al 100%: “Il rischio terrorismo non si può mai escludere del tutto, a maggior ragione in un
momento storico caratterizzato dalle fortissime tensioni internazionali. Basti ricordare i due importanti teatri di conflitto rappresentati dall’Ucraina e dal Medio Oriente. Il pericolo principale e più grave ritengo che provenga ancora oggi dai cosiddetti lupi solitari”, sottolinea Caligiuri.

“Sono i più imprevedibili e le azioni solitarie continuano a essere le più temute. Pensiamo a cosa è accaduto durante la campagna elettorale statunitense a Trump, con un attentato che ha colto di sorpresa, nonostante le ingenti misure di sicurezza che accompagnavano l’allora candidato Presidente Usa – prosegue Caligiuri – Il Giubileo, però, ha anche un significato in più: oltre a
portare con sé flussi consistenti di persone, è simbolico: rappresenta un evento fondamentale per la società occidentale, cristiana e non. Benedetto Croce insegnava che ‘non possiamo non dirci cristiani’, pur essendo lui ateo”.