Negli ultimi anni il dominio aerospaziale è diventato un terreno di competizione strategica, militare, tecnologica ed economica sempre più accesa tra gli stati. Il controllo dello spazio apre la strada a nuove scoperte scientifiche, da cui derivano soluzioni tecnologiche e commerciali innovative, capaci di trasformare profondamente interi settori economici, ed è essenziale per garantire la protezione del territorio, delle infrastrutture e delle comunicazioni in situazioni ordinarie e di emergenza. Basti pensare al ruolo svolto dal sistema Starlink, sviluppato da SpaceX, nel conflitto in Ucraina: in un contesto di guerra moderna, dove la comunicazione e la connettività sono fondamentali per la gestione delle operazioni sul campo, i satelliti della società di Elon Musk hanno consentito alle forze armate ucraine di comunicare in modo sicuro ed efficiente, nonostante i ripetuti attacchi russi alle infrastrutture di telecomunicazione terrestri, hanno garantito la copertura internet a banda larga anche in aree remote o danneggiate dalla guerra e hanno facilitato l’accesso alle informazioni in tempo reale per i cittadini e per il governo ucraino, contribuendo al coordinamento delle attività militari e delle operazioni di soccorso.
La capacità di progettare, gestire e proteggere infrastrutture satellitari e sistemi di comunicazione spaziali è sempre più tra le cause determinanti della superiorità tecnologica di un paese e, di conseguenza, della sua competitività a livello globale.
La crescente interconnessione tra spazio e sicurezza, inoltre, ha trasformato i grandi player dell’industria aerospaziale in partner strategici indispensabili per il sistema di sicurezza nazionale e per la difesa.
Vista l’importanza di questi temi, il Governo italiano per la prima volta ha approvato un disegno di legge per regolamentare la space economy. Si tratta del cosiddetto “ddl Spazio”, di iniziativa del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, con delega al coordinamento delle politiche spaziali, Adolfo Urso. Il testo, approvato dalla Camera dei deputati lo scorso 6 marzo, è ora all’esame della Commissione Industria del Senato.
Il disegno di legge ha suscitato forti polemiche da parte dei partiti di opposizione, che accusano il governo di voler favorire Elon Musk e SpaceX nella gestione di infrastrutture spaziali strategiche per le comunicazioni istituzionali italiane in caso di emergenza.
Durante il dibattito alla Camera, il bersaglio principale è stato l’articolo 25 del ddl, che prevede la creazione di una “riserva nazionale di capacità trasmissiva” gestibile da operatori privati dell’Unione europea o della NATO. In pratica, una rete di satelliti a supporto delle comunicazioni dello Stato in scenari di emergenza, quando altri mezzi non sono disponibili.
La principale accusa riguarda l’apertura anche alle aziende dei paesi NATO, come gli Stati Uniti, interpretata da alcuni come un favore diretto a SpaceX e al suo fondatore.
Il Partito Democratico aveva provato a intervenire proponendo un emendamento: limitare l’accesso ai soli operatori UE, lasciando aperta la porta a soggetti NATO solo in caso di comprovata necessità. L’obiettivo, neanche troppo velato, era escludere SpaceX.
Poco prima dell’approvazione del testo, Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia, aveva criticato aspramente questa proposta, accusando il governo di essersi piegato alla sinistra.
In realtà, l’emendamento aveva ottenuto parere contrario da parte dell’esecutivo ed è stato respinto in commissione.
Il governo ha invece accolto due emendamenti bipartisan: il primo impone la tutela della sicurezza nazionale nell’affidamento a operatori stranieri; il secondo richiede che sia garantito un adeguato ritorno industriale per l’Italia.
Nonostante l’apertura verso le aziende dei Paesi NATO, il disegno di legge stabilisce criteri rigorosi per entrare nel mercato spaziale italiano.
Le imprese dovranno ottenere un’autorizzazione da parte dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che verificherà requisiti come sicurezza e sostenibilità ambientale. Solo dopo questa verifica, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Comitato interministeriale per lo spazio potranno concedere l’ok definitivo.
Inoltre, è previsto che le aziende versino un contributo allo Stato, il cui importo sarà definito tramite uno o più decreti della Presidenza del Consiglio. Gli stessi decreti stabiliranno anche le regole di vigilanza e i criteri per garantire sicurezza e sostenibilità delle attività spaziali.
Indipendentemente dai tempi necessari per l’approvazione definitiva del disegno di legge, sarà fondamentale procedere senza indugi all’adozione dei decreti attuativi. Ritardare l’attuazione significherebbe vanificare lo slancio iniziale, perdendo ulteriore terreno in un settore che evolve con una rapidità impensabile fino a pochi anni fa.
L’Italia ha oggi l’opportunità di posizionarsi strategicamente nella nuova economia dello spazio, non solo come utilizzatrice di tecnologie sviluppate altrove, ma come protagonista attiva nello sviluppo di soluzioni autonome, sicure e competitive. È dunque prioritario creare le condizioni per la nascita di nuove imprese italiane nel settore, e per il rafforzamento di quelle già esistenti, promuovendo investimenti, ricerca, trasferimento tecnologico e sinergie pubblico-private.
Non possiamo permetterci di ripetere gli errori compiuti in altri settori ad alta intensità tecnologica, come l’intelligenza artificiale, dove l’Europa sta rincorrendo i grandi attori internazionali e si sta limitando ad un ruolo da regolatore, senza riuscire a creare innovazione e opportunità. La sfida dello spazio richiede invece visione, coordinamento e una volontà politica chiara: sostenere l’autonomia tecnologica e la sovranità digitale, attraverso un’infrastruttura spaziale che sia al servizio del sistema Paese.